"È ora di farla finita con tutte queste idee esaltate, bisogna tornare alla ragione. Tutto questo, l'estero e tutta questa vostra Europa, non è altro che una chimera... si rammenti delle mie parole, e se ne accorgerà lei stesso!" aveva concluso in tono addirittura indignato Lizavèta Prokòf'evna, al momento di congedarsi da Evgènij Pàvlovič.

domenica 20 novembre 2016

Gettare sabbia negli ingranaggi del potere





Dedicato in particolar modo agli astensionisti.
L’espressione del dissenso è una delle forme più alte della dignità umana, che prescinde da valutazioni contingenti. E ciò vale per ogni forma di potere, non solo per quella connotata ideologicamente in maniera più precisa: capitalismo, neoliberismo, fascismo, stalinismo o altro tipo di autoritarismo e totalitarismo. Ma, appunto di un potere come concetto in sé, ogni qualvolta lede i diritti sociali e le libertà dei singoli.
Questo non vuol dire non curarsi della contestualizzazione e non preoccuparsi delle conseguenze politiche del breve e medio periodo, ma tenere, comunque sia, in conto essenzialmente la concretezza dell’agire sociale individuale come non disconesso dalla propria esistenza.

mercoledì 16 novembre 2016

D.D.L. Boschi e devastazione





Il livello di devastazione causato dai provvedimenti legislativi adottati da Monti in poi, non ha davvero precedenti per il nostro Paese dal dopoguerra ad oggi.
Cito i più importanti: pareggio di bilancio in Costituzione, legge Fornero, Jobs act, il conseguente smantellamento dello Statuto dei lavoratori, Sblocca Italia, la Buona Scuola, Italicum, i tagli alla sanità tramite la legge di Stabilità, privatizzazioni varie, e per finire il D.D.L. Boschi di modifica alla Costituzione, come coronamento e punto di arrivo provvisorio.
L'errore che però si compie molto spesso, è di prendere in considerazione questi provvedimenti in maniera separata, e per questo determinare anche una sorta di gerarchia indiscriminata. L'unico che meriterebbe di essere considerato con maggiore gravità dovrebbe essere proprio il D.D.L Boschi, perché chi ha una visione complessiva di ciò che sta accadendo, si accorgerà subito che è quello che tiene insieme tutti gli altri in una logica progettuale ben precisa.
Infatti, l'effetto vero è quello, per così dire, di un enorme combinato disposto tra i vari provvedimenti, che risponde al programma di mortificazione dei diritti sociali e di impoverimento di TUTTE le classi subalterne, per l'affermazione sempre più violenta del pensiero totalitario unico neoliberista.
Se dovesse vincere il SI, i fautori di tutto ciò avrebbero davanti un'autostrada spianata, a cominciare dalle nuove iniziative di austerità minacciate dalla Commissione europea.
Il NO, anche se forse non riuscirebbe ad impedire il proseguimento di leggi impopolari, avrebbe però un peso rilevante come segnale e come argine da parte dell'opinione pubblica, così come (d'accordo o meno che siate) è accaduto con la Brexit.
Non vedere tutto ciò, vorrebbe dire che si vive da tempo ormai nel NeverWhere (Nessun Dove)... beato chi ci riesce...
#iovotoNO

domenica 23 ottobre 2016

Monti e la corruzione





Chissà se i combattenti avversi alla castacriccacorruzione saranno contenti dell'endorsement di Monti a favore del NO al referendum.
È chiaro e mi sembra ovvio che le motivazioni del Mario, e di qualche altro bel personaggio della sua risma, siano opposte a quelle di quanti, con il NO, intendano difendere i diritti sociali e di conseguenza la Costituzione.
Ma non è certamente questo il punto.
Il punto sta nel dover unire semplicemente i puntini, e nel comprendere l'astuzia del saper giocare su più tavoli.
Sorvolo sull'interpretazione circa una sua intenzione di fare un favore al SI, perché il personaggio sarebbe conscio della sua impopolarità. Potrebbe anche starci, ma l'impopolarità è tutta da verificare, soprattutto alla luce delle motivazioni addotte dallo stesso Monti, che lo porterebbero chiaramente ad aderire all'ampio fronte di quelli che credono alla corruzione come madre di tutti i mali. Ciò, in una prospettiva anche di cambio ai vertici della satrapia del governo italico.
In questa sua breve citazione è contenuto il fulcro della questione: "...i problemi dell'Italia non dipendono tanto dalla forma costituzionale e dalla legge elettorale, ma da alcuni connotati fondamentali: l'evasione, la corruzione e una classe politica che usa il denaro degli italiani di domani come una barriera contro la propria impopolarità".
Ma ciò, a parte le tattiche di breve periodo, non dovrebbe stupire più di tanto, il refrain sulla delegittimazione delle istituzioni democratiche e quello sulla corruzione fanno parte del pensiero politico-economico neoliberista, basta andarsi a cercare cosa ne pensassero nel merito Einaudi e Von Hayek.
Quindi, chi sa unire i puntini riuscirà ad avere una visione più completa del progetto montiano.
Ed è chiaro che la vittoria del NO non sarà sufficiente, se dopo non arriverà una piena consapevolezza su quale sia effettivamente la posta in gioco, e cioè la "legittimità" ordoliberista, tramite anche l'impianto della costruzione €Uropeista (ma non solo), oppure la riaffermazione della piena sovranità democratica del nostro Paese, che è l'essenza della Costituzione della Repubblica Italiana, facendo giustizia di tutte le posizioni ambigue, non solo di quelle montiane, interne al fronte del NO.
Anselmo

sabato 22 ottobre 2016

Fiscal compact e Jobs act





I motivi per votare NO il 4 dicembre sono molteplici e non sono tutti strettamente legati solo alla materia dei quesiti posti in votazione.
Se non si ha la cura necessaria ad analizzare adeguatamente i fatti, sfugge un dato essenziale: lo stravolgimento della nostra Costituzione in chiave ordoliberista, iniziato già da tempo: "indirettamente" col Jobs act, per quanto riguarda il diritto al lavoro, adeguatamente tutelato dalla Carta, e per i provvedimenti in materia economica e fiscale, con la modifica dell'art. 81, attraverso il fiscal compact (nel 2012). Tutto ciò nel pieno rispetto del Trattato di Maastricht (che si verrebbe, come precisamente previsto dalla "deforma", come gerarchicamente superiore alla Costituzione italiana)
Cito da Luciano Barra Caracciolo, giurista:
"...come molti NON sanno, il DEF è prima esaminato e monitorato dalla Commissione UE e poi, già oggi, passato al parlamento come una mera comunicazione, e quindi ai fini di una sua mera presa d'atto.
E questo perché così prevedono le innumerevoli e oscuramente formulate postille al fiscal compact, integrate da "comunicazioni" della Commissione che dimostrano, semmai ce ne fosse bisogno, che Bruxelles è la "casa delle libertà"; cioè delle libertà che l'UE si prende essenzialmente nei confronti dell'Italia e della sua ridicolizzata sovranità (democratica, fiscale e monetaria)...."

venerdì 21 ottobre 2016

INPS e Jobs act





L'INPS fa la scoperta dell'acqua calda e ci comunica che, una volta venute meno le decontribuzioni a favore delle aziende previste dal Jobs act, c'è stato un calo nelle assunzioni del 32,9% rispetto ai primi 8 mesi del 2015 e di più del 35% in meno di trasformazioni dei contratti lavorativi in quelli a tempo indeterminato. L'unica cosa che aumenta, ma guarda un po', sono i voucher.... E quindi precarizzazione e licenziamenti a go-go...
Renzi se lo merita o no, solo per questo, un bel NO al referendum?
Macelleria sociale a "tutele crescenti".
E le reali conseguenze si vedranno solo tra un po'... è terribile, è una vera e propria guerra contro le classi subalterne... io ho paura.... chi non ne ha è un incosciente e/o non comprende cosa sta accadendo.... un'immane catastrofe sociale, dalla quale molti di noi saranno inesorabilmente colpiti: giovani, meno

giovani e vecchi...

martedì 11 ottobre 2016

Abolizione delle province?





Molti credono ancora alla storiella dell'abolizione delle Province, quello che in realtà è stato abolito è il voto democratico popolare, questo sia per evitare gli sprechi (?) che il populiiiiismo....
Infatti, nella quasi totale indifferenza domenica si sono tenute le elezioni per i consigli delle Città metropolitane (di fatto province alle quali è stata fatta un po' di cosmesi). Elezioni riservate ai soli consiglieri comunali e non ai cittadini come accadeva una volta.... (https://goo.gl/W2363Y)
Prove generali di quello che accadrà con il Senato se passerà la riforma Renzi...
D'altronde ha ragione Scalfari: oligarchia è uguale a democrazia. La loro.
E' l'ordoliberismo, bellezza: appropriarsi gradatamente e progressivamente degli ordinamenti democratici, avendo come fine il contrario degli intenti costituzionali.


Anche per questo io voto NO al Referendum del 4 dicembre

venerdì 7 ottobre 2016

Limiti e illusioni delle fabbriche recuperate





Sergio Cesaratto con questi appunti prova a tracciare limiti e illusioni delle esperienze dell'autogestione e, soprattutto delle cosiddette fabbriche recuperate, fornendo un punto di vista non liquidatorio di queste esperienze, ma che offra spunti di realismo macroeconomico, tali da prospettare un percorso che superi la cultura della marginalità testimoniale, autoreferenziale e identitaria propria di molti settori antagonisti.
 

giovedì 6 ottobre 2016

Portogallo e default





Il Portogallo viene minacciato di default dalle 4 maggiori agenzie di rating e dalla BCE, perché nella sostanza il suo governo si ostinerebbe a fare politiche anti-austerità (ha aumentato le pensioni e dal primo di luglio ha introdotto una riduzione a 35 ore settimanali per i dipendenti pubblici) e per il suo alto rapporto debito\PIL, che è comunque più basso di quello d'Italia e Grecia.
Tutto questo ce lo racconta qui: https://goo.gl/p435gw l'ex capo economista della Deutsche Bank (che è già di per sé tutto un programma).
Bello eh, voler restare nell'euro e nella UE....

martedì 4 ottobre 2016

Oligarchia e democrazia





Costui crede di essere un grande opinionista, forse il migliore del suolo italico.
In poche righe fa un'affermazione di un'ignoranza sconvolgente, equiparando democrazia ad oligarchia (e non si tratta solo di non conoscere la lingua greca), e commette un grossolano errore di grammatica: riferito ad una persona, si dice oligarca non oligarchico (confondere sostantivo con aggettivo, non è questione di lana caprina), a meno che non si intenda favorevole alle oligarchie, ma l'accusa fatta a Renzi era proprio quella di essere un oligarca.

sabato 1 ottobre 2016

Una rivoluzione copernicana





Potevo tranquillamente continuare ad essere un internazionalista immaginario, un cattofreakkettone, in sostanza un (f)ognatore, che alleva con cura e affetto i propri sogni individuali e di gruppo: i propri desiderata. Senza alcuna offesa per nessuno, per carità, ma è questo quello che vedo ora di una parte molto consistente del mio passato.
Era bello, mi faceva sentire parte d un tutto, era rassicurante e svolgeva una bella funzione terapeutica. Mi faceva dormire meglio la notte e vivere durante il giorno con la bellissima compagna illusione.
Ma non ho potuto più: la mia condizione economica sempre meno all'altezza, la mia "maledizione" di eretico, hanno contribuito ad un certo punto a pormi con brutalità e per intero di fronte al mostro della realtà quotidiana. E ciò è arrivato come una frattura, che ho potuto governare fino ad un certo punto. Ho cominciato ad approfondire conoscenze anche per me molto ostiche. E ora ho intrapreso una strada diversa, che mi conduce anche in luoghi opposti.
Ma le "rivoluzioni copernicane" provocano anche dolore, per la loro intrinseca essenza fondata sulla lacerazione interiore.
Per alcuni ambienti sono diventato addirittura un "paria", un folle, e forse anche qualcos'altro. La scelta può portare a separazioni, ma non dovrebbe portare a perdita di stima a livello umano. Ma tant'è... il mondo delle relazioni è complesso e contraddittorio, e con tutta onestà, posso affermare di aver contribuito anch'io.
Altri, non pochissimi, hanno però compreso, salvandomi dalla solitudine, alcuni semplicemente e senza sforzo alcuno, altri superando delle difficoltà molto comprensibili.
Tutto questo non vuol dire che io sia esente da errori, che rinneghi il mio passato e che sia un pentito. La mia storia è la mia storia, ma in buona parte non mi ci riconosco più, fatto salvo per un bel po' di momenti del passato più lontano, quelli della mia giovinezza.
Quando cominciai a coltivare con amore e con consapevolezza l'idea del cambiamento. Perché quello che sono diventato lo devo anche, e per dei versi soprattutto, a quell'io 15enne di tanti anni fa, che prese coscienza politica, dopo aver visto in tv la morte di Allende, e che mi insegnò una cosa che ancora credo: che ribellarsi sia sempre giusto.

giovedì 29 settembre 2016

Lo Stato hitleriano



"Chi vuole dominare sugli uomini cerca di svilirli, di sottrarre loro forza di resistenza e diritti, finché siano davanti a lui impotenti come animali. Egli li trasforma in animali, e anche se non lo dice apertamente, entro di sé è ben cosciente di quanto poco gli importino: parlandone con i suoi confidenti egli li definirà pecore o gregge. Il suo scopo resta sempre quello di "incorporarseli" e di sfruttarli. Gli è indifferente ciò che resterà di loro. Quanto peggio li ha trattati tanto più li disprezza. E quando non presentano più nulla di sfruttabile egli se ne libererà di nascosto, come dei propri escrementi, preoccupandosi che non appestino l'aria della propria abitazione"
Elias Canetti da "Massa e potere"

Nell'immagine: "Lo stato hitleriano di Magnus Zeller"

lunedì 26 settembre 2016

Deportazioni selettive





Si, soltanto dei cretini. Peccato che non siano affatto dei cretini, anzi. Bisogna intendersi sulle definizioni. Tutto ciò è perseguito con intento criminoso. Sottovalutare l'avversario non è mai una buona strategia.
Per mezzo delle guerre e delle occupazioni vengono create le condizioni per rapinare le aree e le popolazioni più povere, impedendone lo sviluppo, sia per motivi di controllo geopolitico, tramite gli eserciti, sia per sfruttamento economico dei territori, che vengono gradatamente desertificati e colonizzati (anche a livello culturale), tramite le multinazionali e le tanto osannate ONG. 
Contemporaneamente si creano crisi migratorie selettive (vere e proprie deportazioni), mirando alla creazione di un esercito industriale di riserva, che lavori a bassi salari nel mondo occidentale, soprattutto in Europa, favorendo ulteriormente la loro compressione, la precarizzazione e la disoccupazione (già attuati con successo per mezzo della svalutazione competitiva interna), e istigando ulteriormente la guerra tra poveri.
Selettive, perché solo i migranti con energie "migliori", quelli più specializzati e con maggiori "risorse" economiche ce la fanno. Gli altri o restano a morire in patria, oppure muoiono a migliaia durante il viaggio, oppure vengono respinti nei campi di concentramento creati ad hoc (Grecia, Turchia, Egitto ecc.). 
Inoltre, si creano dei guadagni a latere per gli stessi negrieri e per i mandanti, mediante il traffico di organi, che intascano, è bene ribadirlo, anche i soldi degli stessi migranti.
Un neo schiavismo, simile e, per dei versi, ben peggiore di quello attuato nel corso dei secoli scorsi.
Fermarsi solo fino ad un certo punto e non unire i puntini di quello che è un cerchio che si chiude di sfruttamento disumano, vuol dire non comprendere veramente la portata di quello che sta accadendo e quali siano gli interessi del grande capitale, attuati attraverso le guerre, la globalizzazione e la libera circolazione dei fattori produttivi.
Quindi, è bene convincersi che le crisi migratorie sono volute e favorite dal sistema neoliberista e non da questo osteggiate. E rientrano nel piano complessivo di assoggettamento delle classi subalterne, da parte di quelle dominanti. 

sabato 24 settembre 2016

Modo di produzione schiavistico - una citazione





Il modo di produzione schiavistico nell'antica Roma, descritto in poche righe in un romanzo di uno scrittore statunitense comunista.
Esercito industriale di riserva e reddito di cittadinanza nell'antichità. Per chi sa e vuole capire.

Dedicato a tutti i sostenitori a vario titolo (anche inconsapevoli) del neoschivismo liberista.

"...Attraversare le vie strette del mercato con le loro file di carrette e bancarelle, dov'erano esposte in vendita le mercanzie di tutto il mondo, rappresentava per lui un'avventura sempre nuova. Era noto a mezza città.
Sempre il solito "Ehi Gracco!" si levava da ogni parte, senza alcuna cerimonia né formalità, e i venditori, i ciabattini, i mendicanti, i perdigiorno, i carrettieri, i muratori, i falegnami, tutti lo amavano perché era uno di loro e si era aperto, lottando con gli artigli, la via fino al successo. Lo amavano perché quando comperava i voti pagava il prezzo più alto. Lo amavano perché non si dava arie, perché preferiva camminare all'andare in lettiga e perché aveva sempre tempo per fermarsi a salutare un vecchio amico. Che non offrisse alcun rimedio alla loro miseria crescente e alla loro desolazione, in un mondo in cui gli schiavi li riducevano a fare i perdigiorno e i mendicanti, costretti a vivere del sussidio dello stato, non aveva alcuna importanza; non avevano idea che esistessero rimedi. E lui, a sua volta, amava quel loro mondo di desolazione, dove i torreggianti caseggiati quasi si toccavano sopra ai vicoli luridi e dovevano esser tenuti separati con travi; quel mondo di strade, le sporche, rumorose e misere strade della più grande città della terra..."

Howard Fast da "Spartacus" (1951)


Esecutori e mandanti





È fondamentale capire che Renzi è solamente un esecutore, e come tutti gli esecutori, è facilmente sostituibile. Se allargassimo un po' lo sguardo, senza restare autisticamente attaccati al presente, ci accorgeremmo che i governi succedutesi dal trattato di Maastricht in poi, sono stati sempre più, proprio questo: esecutori, non del potere legislativo interno, ma di quello imposto dal vincolo esterno della UE.
La controriforma autoritaria alla nostra Costituzione l'hanno preparata, voluta e imposta, i tanti soggetti e centri di potere delle oligarchie economiche e politiche occidentali, e in special modo BCE e JP Morgan, e da questi rivendicato esplicitamente.
Non voler capire o vedere questo, è come parlare della Seconda guerra mondiale, senza mai nominare Hitler.

mercoledì 21 settembre 2016

Voler essere come tutti gli altri



Dedicato a quanti pensano sia più giusto lasciar parlare il moloch totalitario di una pseudo coscienza collettiva, invece di dare ascolto alla propria. E di conseguenza conformare il proprio comportamento e pensiero a questa super coscienza.
Che sia più rassicurante il giudizio, la linea e la morale del proprio gruppo di appartenenza ideologica, sociale o filosofica, che intraprendere un cammino di crescita etica anche contraddittorio, ma che rispetti se stessi.

Sovranità nazionale e Costituzione



A proposito del Referendum sulla controriforma alla Costituzione della Repubblica Italiana, è bene sottolineare alcuni concetti relativi alla sovranità, richiamata come fondamentale dall'art. 1.

"La sovranità degli Stati e le decisioni politiche sono tramiti necessari di qualsivoglia assetto internazionale. Il vago e umanitario cosmopolitismo, che nega sovranità e indipendenza degli Stati, non giova né alla cooperazione né alle pacifiche intese. Esso distrugge il reale e storico fondamento dei suoi stessi disegni. Non senza gli Stati, ma solo attraverso gli Stati, e dunque con la mediazione del volere politico, sono perseguibili gli obbiettivi di carattere internazionale.” (Natalino Irti - giurista)

“...la sovranità, lungi dall’essere incompatibile con il diritto internazionale, è anzi un concetto - e, se si vuole, un “istituto” - suo proprio. In primo luogo, la sovranità è riconosciuta (o denegata) precisamente da norme internazionali. In secondo luogo, la sovranità è il presupposto per l‘applicabilità di (altre) norme internazionali.
La sovranità, insomma, è non la negazione di ogni obbligo internazionale, ma al contrario il suo necessario presupposto: solo gli stati sovrani sono soggetti ad obblighi internazionali.” (Riccardo Guastini, giurista)

“Non si riesce a comprendere perché lo stesso senso di pudore e di autocontrollo non debba essere avvertito da coloro che evocano la «follia autarchica», di fronte a ogni modesta proposta ispirata al fatto che, da che mondo è mondo, le politiche commerciali sono state informate a un dosaggio, non sempre raffinato ma reale, tra protezionismo e liberismo. La mancanza di rispetto verso se stessi, più che verso gli altri, da parte di coloro che con tanta stravaganza stabiliscono l’identità tra protezionismo e autarchia è rafforzata dal fatto che essi, di certo, non ignorano in quanti modi subdoli il protezionismo sia praticato proprio dai paesi che occupano posizioni di egemonia sul piano mondiale.” (Federico Caffè - economista)

“I fondamentali orientamenti normativi - eguaglianza, relazioni sociali governate da regole legali, libertà generali, rispetto per i diritti umani - anche se spesso non pienamente praticati, restano legati allo stato-nazione.
Paradossalmente, lo stato-nazione funziona anche come barriera sostanziale, nella misura in cui tali orientamenti restano mere finzioni al di fuori dei confini dello stato-nazione.
I diritti umani trovano infatti sostanza solo in quanto codificati come diritti civili entro uno stato-nazione, mentre le relazioni internazionali restano affidate alla dipendenza (coloniale), alla violenza e alla guerra.” (Giancarlo Montedoro - giurista)


sabato 17 settembre 2016

Euro, Costituzione, sovranità: un percorso politico alternativo




E' luogo comune molto diffuso e assolutamente privo di fondamento quello che tenta di attribuire a tutti gli oppositori dell’euro, la tesi per cui una semplice uscita dalla moneta unica risolverebbe ogni problema economico. Sarebbe da sciocchi il solo pensarlo, basterebbe leggersi, per esempio, Il tramonto dell’Euro” del 2011 (!!!) di Alberto Bagnai per avere una risposta ben più che esauriente, o per altri versi "La Costituzione nella palude" di Luciano Barra Caracciolo.

Proverò, però, a dare un contributo sintetico per un percorso di massima, che non ha la pretesa comunque di voler essere esaustivo, ma che nella sua parzialità, parta dal capovolgimento del paradigma del pensiero unico dominante: “più Mercato e meno Stato” ed evidenzi alcuni punti essenziali, che ritengo imprescindibili. 

Premetto che, tra l’altro, potremmo trovarci entro breve a “subire” un’uscita dall’euro, a prescindere dalla nostra volontà, infatti, i sempre più insostenibili squilibri di carattere economico - finanziario rendono più vicina questa possibilità.

lunedì 12 settembre 2016

L'alienazione del fare per il fare

L'alienazione di Roberto Sambonet


Leggere, studiare e informarsi possono essere attività politiche molto rilevanti, e non solo passivo arricchimento della cultura personale.
E' attivismo allo stato puro, assolutamente fondamentale. E lo è soprattutto se lo si fa finalizzandolo alla crescita della capacità critica e nell'allenare la propria apertura mentale.
Non a caso Gramsci diceva: «Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza». Dove appunto, l'istruitevi era una precondizione essenziale.
E non basta istruirsi, è necessario condividere e confrontare il proprio sapere. Allora, si, che lo studiare diventa l'attività principe.
Il fare per il fare non è necessariamente una modalità positiva, anzi spesso il fare senza costrutto, il muoversi ad ogni costo, nasconde alienazione, nevrosi e frustrazione. Oltre al fatto, che se non si mettono a punto continuamente le proprie azioni, facendole passare al setaccio della critica e dell'autocritica, spesso si commettono errori anche gravi.
D'altronde di governi del fare è completamente piena la Storia italiana degli ultimi 25 anni... talmente piena da aver condizionato a dismisura il discernimento di tutti noi.

venerdì 9 settembre 2016

Il dubbio



La cultura pop (di genesi ordoliberista, che ogni pensierino edificante fagocita) ci ha oramai avvelenato, in molti, in tanti asseriamo, o veicoliamo, tutto e il contrario di tutto (facebook ne è un'ottima palestra), senza indagarne il significato e rimanendo in superficie.
Ma non ne abbiamo colpa, è questa de-realtà che ci induce a non avere più fiducia nel dubbio.

"dubitando ad veritatem pervenimus" (cit.)

mercoledì 7 settembre 2016

Autorazzismo e fascismo


Ritengo che la causa dell'autorazzismo italiano sia da ricercare nella caduta del fascismo.
In una prospettiva di "sinistra", come senso di colpa nei confronti della disgustosa orgia di patria e morte che giustificava il colonialismo, e quindi come reazione alla paura che ogni sentimento di identità nazionale potesse e possa essere preso come nazionalismo e di conseguenza simpatia col fascismo, questo nonostante la lotta di liberazione nazionale. Senso di colpa che ha portato e porta a subire con entusiasmo il colonialismo.
Nella prospettiva di destra come complesso di inferiorità di fronte ad un passato glorioso, che ci avrebbe trasformato da colonizzatori in colonizzati, da potenza imperialista a colonia sub-imperialista, e di conseguenza in un popolo senza spina dorsale, ritenendo allo stesso modo, alla fine, giusta la mano dei colonizzatori esterni.
Ben poco, in definitiva, ha potuto la Costituzione democratica e antifascista pluriclasse, che ha tentato una ricomposizione del sentimento di identità nazionale all'insegna della salvaguardia dei diritti sociali.
La propaganda straniera ha certo contribuito, ma è la stessa che subiscono, ad esempio, anche gli spagnoli e i greci, con, però, differenti esiti.
 
 

Il mito della Meritocrazia



Corruzione, autorazzismo, sprechi e mancanza di meritocrazia, questi sono tra gli argomenti preferiti dalla propaganda dell'odierno minculpop. Spesso trattati insieme, in una sorta di miscela caustica, buona per tutti i palati. Gusci svuotati da ogni significato oggettivo, diventano strumenti di distrazione di massa funzionali ad una narrazione del potere mercatista, che tenga lontano dalle vere cause della crisi e dell'assoggettamento delle classi subalterne.
Si prenda ad esempio la quaestio sulla meritocrazia. In un capovolgimento di paradigma, si fa credere che questa sia assente e che invece di essere un disvalore, sia una delle cose da cercare col massimo impegno, che la sua assenza sia una dei motivi di degenerazione della nostra società, quando invece la meritocrazia, come d'altronde la corruzione, è sempre esistita.
Trova la sua ragion d'essere nella guerra tra poveri, nella precarietà (esistenziale e lavorativa) sempre più diffusa, ognuno preso dalla sua sfera individuale, convinto di essere vittima dell'ingiustizia e della mancanza di valorizzazione delle proprie capacità. In una corsa verso l'arrampicamento sociale e nell'annullamento di ogni sentimento di solidarietà collettiva.
Quando invece la meritocrazia è tutt'altro che assente, crea discriminazione, ed è applicata con criteri autoritari propri della società di appartenenza, vive nei rapporti di produzione e nelle regole indiscriminate stabilite dalle élite. E' il predisporsi ad accettare lo schiavismo, purché si riconosca il merito.
Oltre ad essere funzionale al progressivo affermarsi della tecnocrazia, in luogo della democrazia.
Ma al contrario delle storielle sulla corruzione, quella sulla meritocrazia è molto più pervasiva, perché la prima si fonda anche sul senso di colpa, ben funzionale esso stesso alla riproduzione del totalitarismo. In fondo ognuno può essere vittima innocente della giustizia (come il Josef K. del "Processo di Kafka"), ognuno, in cuor suo, sente di avere sempre qualcosa da temere, anche se poi i corrotti sono sempre gli altri.
L'assenza di meritocrazia è invece ingiustizia pura e "mi" colpisce preferendo chi non lo merita. Ognuno di noi sente di essere più meritevole di altri e l'unica solidarietà che crea è una distorsione di questo valore: sono solidale solo nei confronti di quei soggetti (pochissimi) che ce l'hanno fatta e in cui è possibile potermi riconoscere. Ma pure in questo caso più che solidarietà, è invidia che rischia di trasformarsi di nuovo in odio. 
Per approfondire consiglio i notevoli "Appunti di meritocrazia" del Pedante.

martedì 6 settembre 2016

Spesa pubblica e PIL

La tabella che vedete e che sta sul sito del governo mostra quanto la spesa pubblica (che da noi si chiama spreeeechi) sia stata incrementata dal 2009 al 2014 in Italia, nei paesi del nord Europa, all'interno della UE, con in più Norvegia, Giappone e USA. 



Quello che il governo vorrebbe dimostrare è che noi siamo il Paese che ha sprecato di meno, in confronto ad alcune nazioni con le quali il paragone e a dir poco improponibile.
Bene! Anzi male! Visto il trattamento di favore riservato ai Pesi più ricchi della stessa UE. E considerata, inoltre, nonostante questo, la conclusione a cui arriva il governo è che "l'Italia crede nell'austerità espansiva e nella equivalenza ricardiana di Barro e non crede al moltiplicatore fiscale della spesa pubblica e all'acceleratore finanziario" (anche se poi va col cappello in mano a Bruxelles a chiedere un po' di flessibilità in più).
A tutto ciò si aggiunga l'arroganza della Commissione europea che ci bacchetta perché non abbiamo fatto abbastanza e che ci vorrebbero altre "riforme".
Peccato che poi per la Germania l'incremento maggiore di spesa pubblica ha significato un 1% in più di PIL sull'aumento complessivo e per la Francia un mezzo punto in più...
La seconda tabella, a cura del Sole 24 Ore, mostra quanto debito pubblico (che è sempre brutto secondo il mainstream), abbiamo rispetto ad altri paesi.



La terza a cura dell'AMECO (Annual macro-economic database) della Commissione Europea, ci mostra la spesa pubblica complessiva pro-capite.
 

Beh, però c'è la corruzzzzzioooooone...

Per il resto vi rimando ai post di Quarantotto:

La via Appia nel 71 A.C.





"A quel tempo Roma era come un cuore che pompava il suo sangue lungo le grandi strade maestre che si spingevano fino a ogni angolo del mondo.
Un'altra nazione sarebbe durata magari un migliaio d'anni per costruire al massimo una sola strada di terz'ordine atta a collegare tra loro le sue maggiori città. Diverso fu il caso di Roma. "Costruiteci una strada!" diceva il Senato. E ne avevano la possibilità.
Gli ingegneri la progettavano; quindi le squadre di lavoro costruivano
quella strada con la velocità di una freccia, in qualunque luogo dovesse portare. Se una montagna si parava sul cammino, ci si liberava della montagna; se c'era una valle profonda, si gettava un ponte sulla valle; se c'era un fiume, un ponte lo scavalcava. Niente fermava Roma, e niente fermava la strada romana.

lunedì 5 settembre 2016

N-eurozone



La tesi è di un ordinario di psicologia generale, ospitata su Goofynomics di Bagnai, ed è suggestiva, ironica, intrigante e molto ben argomentata. Si fonda su un'interpretazione psicosociale, anche detta di cecità cognitiva, ed è riferita alla resistenza a non voler considerare come possibile un'alternativa all'euro. Un'altra motivazione, oltre quella più oggettiva e di natura economica.

In verità, qualcosa del genere, conoscendo già superficialmente gli esperimenti di Milgram, lo avevo immaginato anche io e non solo riguardo all'euro, ma a tutte quelle convinzioni un po' diciamo così "conservative" dure a morire, soprattutto a causa dei comportamenti di fronte all'autorità e conseguenti al conformismo di carattere sociale (tipo: "lo dice er partito", il gruppo di riferimento, o l'organizzazione sociale, più o meno riconosciuta.... e così fan tutti). Insomma, evviva l'ortodossia...
Il docente, invece, non immagina e espone la tesi con estrema chiarezza, questa prevede, oltre a quelle sull'autorità e al conformismo, un'altra motivazione. E c'è sicuramente da divertirsi.

sabato 3 settembre 2016

Non è la corruzzzione il problema del Brasile. E' la macro, bellezza!


La favoletta della corruzione come principale fonte di ogni male economico è oramai diventata definitivamente uno dei mezzi di maggior controllo sociale all'interno del totalitarismo neoliberista. Alla quale ben si adatta il ruolo della sfera giudiziaria, da sempre molto spesso strumento autoritario in mano al potere dominante e dal quale uso si lasciano sviare anche le menti più acute.
Dare in pasto all'opinione pubblica in maniera semplicistica alcuni soggetti sacrificabili, è opera nota e risaputa nella Storia dell'umano genere, e in fondo il potere attuale non fa certo eccezione, se non nel raffinare sempre più gli strumenti di propaganda, stimolando anche la falsa convinzione che la corruzione come causa del male, sia determinata da un'analisi oggettiva delle cose e in nessun modo soggetta ad alcuna critica, se non a quelle rozze dell'opportunismo di matrice politica.
In Brasile, per mezzo del golpe giudiziario, la farsa si è ripetuta puntualmente e quest'articolo sebbene risalente all'inizio dell'anno, al contrario, ottimamente e con accurata e chiara esposizione, mette in luce gli aspetti macroeconomici, evitati, per ovvi motivi, come la peste dalla quasi totalità dei mass media.
Manca naturalmente l'epilogo, che allora restava ancora incerto.
 
[l'articolo sta qui ed è preso da Politica&EconomiaBlog]

giovedì 1 settembre 2016

I mezzadri di "Furore"


"Furore" di John Steinbeck non è solo un poderoso romanzo sociale, è molto di più. [Ne ho già parlato anche qui]
Ieri come oggi.
Neoliberismo, libera circolazione dei capitali, deregulation, dittatura speculativa e finanziaria delle banche, guerra alle classi subalterne, deprivazione, sradicamento, migrazioni (alias deportazioni), esercito industriale di riserva, dumping sociale, impoverimento generalizzato.
Se non fosse stato per il New Deal roosveltiano, le cose sarebbero andate molto peggio.... ma oggi?

"...Pa’ si rivolse genericamente al gruppo. “È dura per una famiglia mollare tutto e andarsene. Una famiglia come la nostra che aveva la sua casa. Noi mica siamo vagabondi. Prima che arrivavano i trattori eravamo gente con una fattoria.”
Un ragazzo smilzo, con le sopracciglia ingiallite dal sole, voltò piano la testa. “Mezzadri?” domandò.
“Sì, mezzadri. E prima era tutto nostro.”
Il ragazzo tornò a guardare davanti a sé. “Uguale come noi,” disse.
“Per fortuna è roba che passa,” disse Pa’. “Ora andiamo all’Ovest, ci troviamo un lavoro e ci compriamo un pezzo di terra coll’acqua per coltivarla.”

Una teosofia monoteista

Arnold Böcklin "L'isola dei morti"


Il pensiero unico neoliberista, in tutte le sue varianti, anche in quelle in apparente opposizione, come il pauperismo decrescista (che si autoregolamenterebbe in parallela analogia col libero mercato), offusca le menti, per prepararle ad una de-realtà, in cui non è il mondo a contenere svariati mondi, ma i molti mondi schiacciati dall'unico mondo. Una sorta di nuova teosofia monoteista, in cui le dottrine si succedono l'una all'altra per essere divorate inesorabilmente. Ricacciando semplici preposizioni razionali nel limbo della follia e dell'eresia. Un mondo perfettamente capovolto.

[la citazione nell'immagine sotto è tratta da un commento di Bazaar a questo post di Orizzonte48]

martedì 30 agosto 2016

Hayek e Spinelli


Quest'articolo di Quarantotto e di Arturo è di una millimetrica precisione, analizza fin nel dettaglio il filo ordoliberista che lega Hayek a Spinelli, il quale ultimo (che non era affatto un socialista, ma un liberale, molto vicino ai pannelliani, tra l'altro) non ho mai ben capito perché sia tanto amato dai "sinistrati". O forse si, dato che inconsapevolmente(?) sono interni e funzionali al pensiero unico neoliberista.
Dovrebbe bastare questa agghiacciante citazione a far venir meno ogni amore... ma le mitologie sono dure a morire, così come quella dell'Altra Europa. 
In ogni caso, oltre alla citazione in sé, sarebbe opportuno leggersi l'intero articolo, commenti compresi... hai visto mai...

L'articolo sta QUI


lunedì 29 agosto 2016

International Forum NO EURO



L'International Forum NO EURO, che si terrà a Chianciano Terme nel fine settimana dal 16 al 18 settembre è un evento internazionale di notevole portata. Forse il più importante mai organizzato sul tema.
Parteciperanno tra gli altri:
Jacques Sapir (economista), Julio Anguita (fondatore di Izquierda Unida), Inge Hoger (parlamentare Die Linke), Paul Steinhardt (economista), Costas Lapavitsas (economista), Alberto Bagnai (economista), Luciano Barra Caracciolo (giurista), Giorgio Cremaschi (Piattaforma EuroStop), Carlo Formenti (sociologo), Mimmo Porcaro (Socialismo 2017), Marco Zanni (europarlamentare M5s).
Con delegazioni di 12 paesi europei.
QUI il programma.
e QUI le modalità di partecipazione.
 

domenica 28 agosto 2016

Rosso colore



Una canzone intramontabile.
Dedicata a tutti quelli costretti dalle deportazioni ad emigrare e che sognano di tornare nel proprio Paese o nella propria terra, per lottare.
L'amore per la terra d'origine non si può spiegare, provo sincera pena per chi non lo sente (non è sarcasmo).
Basterebbe chiedere ai nostri fratelli delle zone terremotate, forse per capire.
Io l'ho sempre provato e oggi sono sereno per aver posto fine a certe asimmetrie ideologiche, che mi dettavano irrazionalmente di soffocarlo.

sabato 27 agosto 2016

Ventotene's happiness


Molti vivono nell’illusione che in fondo, con tutti i limiti, l’Unione Europea ci protegga da noi stessi, perché non saremmo in grado di farlo da soli, perché abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità (senza distinguere chi da chi….ovviamente), perché ci mette in contatto con popoli e governi più civili, perché ci sono i politici cattivoni, perché, in sostanza, ce lo meritiamo, e perché la UE è una sorta di ente supremo. Autorazzismo, sindrome di Stoccolma e superstizione, in una miscela letale.
In verità, la necessità di dover imparare la cosiddetta durezza del vivere, una delle conseguenze del rozzo pensiero idealistico “filosofico” derivante dalla miscela di cui sopra, e il pauperismo come effetto ideologico, li si vorrebbe imporre sempre agli altri, mentre molti tale durezza la conoscono benissimo, così come l’impoverimento, senza alcun bisogno di doverli incrementare.
Si prenda ad esempio la deportazione degli insegnanti, simile a quella dei migranti, ma ottenuta con altri mezzi, che apre le porte a nuove forme di deportazione.
La durezza del vivere in questo caso la dovrebbe provare chi la predica e non sa cosa vuol dire dover migrare da Roma ad Aosta o da Palermo a Udine (sempre solo come esempio), lasciando il resto della famiglia nel luogo di partenza.
Ma cosa c’entra questo con l’Europa? C’entra eccome, c’è infatti chi immagina (ma mica tanto, in buona parte è già realtà) un continente (e poi un mondo) di continue deportazioni, di migrazioni forzate, tanto belle e colorate, di libera circolazione dei corpi, come se fossero cose (infatti, chi mastica un pochettino di economia, sa che tutto ciò si chiama, in un contesto neoliberista-mercatista, libera circolazione dei fattori produttivi). In un reale inferno di dolore e sofferenza a causa dello sradicamento…
E a cosa servirebbe? Servirebbe a rendere la percezione della precarietà come norma, così come già previsto da Hartz IV, Loi Travail e Jobs Act…. e ora Buona Scuola… perché precarietà vorrebbe dire abbassamento dei costi del lavoro (salute, sicurezza, salari). E favorire quindi la competitività… Maastricht docet.
Ma aspettate... c’è l’”Altra Europa”! Come non averci pensato?!
Anche se come e quando arrivarci non è dato saperlo…. eh, ma i tempi sono lunghi, bisogna aspettare di vincere le elezioni in più paesi simultaneamente, e che i proletari di nazionalità diversa, invece di odiarsi, si uniscano … aaaah, una cosa facile, facile…..
Peccato che “nel lungo periodo, siamo tutti morti” (cit.)
...e nel frattempo?....
Nel frattempo invece, eccovi la realtà, due nuove richieste “solidaristiche” (una, in verità, sarebbe tutt'altro che nuova) provenienti dalla UE e dalla Germania e che i servantes italici scommetto accoglieranno senza battere ciglio.





Letture consigliate.

di Alberto Bagnai "Il romanzo di centro e di periferia" (dal blog Goofynomics)

di Quarantotto: "Ventotene's Vaudeville..." (dal blog Orizzonte48)

di Sergio Cesaratto: "Un'Altra Europa è impossibile" (da Sollevazione)

di Marco Mori: "Il manifesto di Ventotene: solo un assurdo inno ad una dittatura mondiale" (da Scenarieconomici)


giovedì 25 agosto 2016

La ricostruzione?


Scusate, ma io non credo negli inviti ipocriti di non far polemica in questo momento. Certe responsabilità andrebbero denunciate sempre, soprattutto di fronte alle calamità.
Questo è un provvedimento del divino Monti, durante il suo governo austero, da serio lord europeo. Un governo dedicato alla cieca ubbidienza nei confronti della UE. Un provvedimento che si inserisce in pieno nella filosofia del far fronte alla spesa pubblica cosiddetta improduttiva (per loro!). Nel pieno rispetto del fiscal compact e di quell'obbrobrio che è l'art. 81 in Costituzione.
Perché il pareggio di bilancio è il nostro unico dio.
E quindi non solo nessuna messa in sicurezza dei territori che la stessa Europa vorrebbe, ma che con asimmetrica schizofrenia punisce perché costa troppo. Ma anche una vera ricostruzione che diventa ancor più un miraggio. Lex dura lex.
E allora, avanti tutta con la cultura pop usa e getta, basata solamente sulla narrazione trita e ritrita sugli sprechi, su una astratta corruzione e sul sesomagnatitutto da chiacchiere da bar....
Basterebbe un piccolo sforzo in più e unire i puntini per capire.

Letture consigliate.
 
di Alberto Bagnai: "Amatrice (dormitio virginis)" (dal blog Goofynomics)

di Quarantotto: "Amatrice era un borgo italiano, molto antico..." (dal blog Orizzonte48)

mercoledì 3 agosto 2016

Il "Furore" di John Steinbeck



Ebbene si, lo ammetto. Nutro una vera e propria ossessione per "Furore" di John Steinbeck. Uno dei miei romanzi preferiti in assoluto. Ma giudicate voi quanto possa essere attuale e riferibile ad altre aree del pianeta, anche solo leggendo queste poche righe.
Negli USA si è manifestata ogni tipo di contraddizione e di crimine legati al capitalismo: la sbandierata (inesistente) integrazione, lo spossessamento, la disintegrazione (questa si, vera) delle comunità, lo sradicamento, la libera circolazione dei capitali e dei fattori produttivi, la deportazione per mezzo di messaggi illusori, lo schiavismo, la guerra tra poveri e tra etnie diverse, l'occasione della calamità "naturale", usata come pretesto per la speculazione bancaria.... ecc. [ad libitum]...
Nella contemporaneità e senza soluzione di continuità (a parte la parentesi del New Deal), non va certo meglio. La classe dominante americana è sempre più ricca e i poveri sempre più poveri e il miraggio dell'integrazione resta un miraggio: aree geografiche, e non, in perenne depressione. Ogni speranza di integrazione è stata distrutta dal neoliberismo, dall'ideologia liberal-libertaria e dalla loro "figlia" Globalizzazione III.

Ma adesso, la parola a John Steinbeck:
"...In tutta la California le Hooverville erano in subbuglio.
E cominciarono le retate: incursioni di uomini dello sceriffo negli accampamenti degli abusivi.
Sloggiate. Ordini dell’Ufficio d’Igiene. Quest’accampamento è un pericolo per la salute.
E noi dove andiamo?
Non sono affari nostri. Abbiamo ordine di farvi sloggiare. Tra mezz’ora diamo fuoco all’accampamento.
In quelle tende c’è gente malata di tifo. Volete farglielo seminare in tutta la contea?
Abbiamo ordine di farvi sloggiare. Forza! Tra mezz’ora bruciamo l’accampamento.
Mezz’ora più tardi, il fumo delle baracche di cartone e delle capanne di sterpi saliva verso il cielo, e le carrette degli espatriati sciamavano per le strade in cerca di un’altra Hooverville.
E nel Kansas e nell’Arkansas, in Oklahoma e Texas e New Mexico, i trattori invadevano le campagne e scacciavano i mezzadri.
Trecentomila in California e altri in arrivo. E in California le strade piene di disperati che correvano come formiche per tirare, spingere, sollevare, lavorare. Per ogni carico da sollevare, erano cinque paia di braccia a offrirsi per sollevarlo; per ogni boccone di cibo disponibile, erano cinque le bocche che si spalancavano....
....I trattori che toglievano il lavoro agli uomini, i nastri trasportatori per dislocare i carichi, i macchinari per processare il prodotto: tutto ciò si diffondeva in maniera sempre più estesa; e sempre più famiglie sciamavano per le strade, sperando di raccogliere qualche briciola delle grandi proprietà, struggendosi per i campi lasciati incolti lungo le strade. I grossi proprietari formavano associazioni di mutuo soccorso e s’incontravano per discutere i modi migliori per intimidire, reprimere, uccidere – anche con i gas...."


Lettura consigliata (oltre ovviamente a "Furore"): 
"Il grande crollo" di John Kenneth Galbraith

martedì 2 agosto 2016

Ratto di Europa


[“Ratto di Europa”, Alessandro Turchi detto l’Orbetto (1578-1649)]

"Ho sempre trovato la parola ‘Europa’ sulle labbra di chi, volendo qualcosa dagli altri, non osava chiederlo a nome suo."
(Il cancelliere tedesco Otto von Bismark)

"Adottando l’Euro, l’Italia si è ridotta allo stato di una nazione del Terzo Mondo che deve prendere in prestito una moneta straniera, con tutti i danni che ciò implica." (Paul Krugman, economista, premio Nobel)

"L’Europa? Una tragedia greca." (Jean Paul Fitoussi, economista)

[Il "MITO" di Europa: http://goo.gl/frdraQ]

lunedì 1 agosto 2016

Corsi e ricorsi storici


"Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti." Ettore Petrolini
(Scultura da George Segal. Roosevelt Memorial. Washington D.C. USA · "Soglia di povertà" - La Depressione)