"È ora di farla finita con tutte queste idee esaltate, bisogna tornare alla ragione. Tutto questo, l'estero e tutta questa vostra Europa, non è altro che una chimera... si rammenti delle mie parole, e se ne accorgerà lei stesso!" aveva concluso in tono addirittura indignato Lizavèta Prokòf'evna, al momento di congedarsi da Evgènij Pàvlovič.

martedì 6 settembre 2016

La via Appia nel 71 A.C.





"A quel tempo Roma era come un cuore che pompava il suo sangue lungo le grandi strade maestre che si spingevano fino a ogni angolo del mondo.
Un'altra nazione sarebbe durata magari un migliaio d'anni per costruire al massimo una sola strada di terz'ordine atta a collegare tra loro le sue maggiori città. Diverso fu il caso di Roma. "Costruiteci una strada!" diceva il Senato. E ne avevano la possibilità.
Gli ingegneri la progettavano; quindi le squadre di lavoro costruivano
quella strada con la velocità di una freccia, in qualunque luogo dovesse portare. Se una montagna si parava sul cammino, ci si liberava della montagna; se c'era una valle profonda, si gettava un ponte sulla valle; se c'era un fiume, un ponte lo scavalcava. Niente fermava Roma, e niente fermava la strada romana.
Questa strada maestra su cui i tre giovani spensierati stavano ora
viaggiando verso sud, diretti da Roma a Capua, si chiamava via Appia. Era una strada larga, ben costruita a strati alterni di ghiaia e cenere vulcanica, e pavimentata in pietra. Era fatta per durare. Quando i romani tracciavano una strada, la costruivano non per quell'anno o il seguente, ma per i secoli. Con questo criterio era stata costruita la via Appia. Era il simbolo del progresso umano, della produttività di Roma e della tenace capacità organizzativa del popolo romano. Era la prova più evidente che il sistema romano era il migliore che l'uomo avesse mai concepito; un sistema basato sull'ordine, sulla giustizia e sull'intelligenza. Prove di intelligenza e di ordine se ne trovavano infatti dappertutto, e la gente che percorreva la strada le trovava così naturali da rimanere difficilmente impressionata.
Per esempio, le distanze erano indicate con esattezza e non approssimativamente. Ogni miglio di strada era segnato con una pietra miliare, ognuna delle quali forniva l'esatta indicazione che a un viaggiatore importava conoscere.
In ogni punto, si sapeva dunque con precisione quale era la distanza da Roma, da Formia, da Capua. Ogni cinque miglia c'erano locande con stallaggio dove era possibile trovare cavalli, ristoro e, nel caso, ricovero per la notte. Molte osterie erano davvero magnifiche, con ampie verande dove si serviva da bere e da mangiare; alcune erano dotate di bagni per il riposo dei viaggiatori stanchi, e altre di ottimi e confortevoli alloggi. Le più moderne erano costruite nello stile dei templi greci, accrescendo in tal modo la bellezza dello scenario naturale lungo la via.
Dove il terreno era piatto, in palude o in pianura, il livello della strada saliva così che il piano stradale risultava sollevato sopra la campagna circostante. Dove invece il terreno era accidentato o collinoso la strada o lo tagliava nel mezzo, o superava le gole su archi di pietra.
La strada era un'affermazione di stabilità, e sulla sua superficie correvano tutti gli elementi della stabilità di Roma.
Marciando sulla strada, i soldati riuscivano a percorrere trenta miglia in un solo giorno e a ripetere le stesse trenta miglia per giorni di seguito. I carri da trasporto correvano lungo le strade, carichi dei beni della repubblica, frumento e orzo, ghisa e legname, lino e lana, olio, frutta, formaggio e carne affumicata. Della strada si servivano i cittadini per sbrigare le loro faccende, i patrizi per andare e venire dalle residenze di campagna, coloro che viaggiavano per affari o per piacere, le carovane di schiavi che andavano e venivano dal mercato, gente d'ogni paese e d'ogni razza, tutti godendo della stabilità e dell'ordine del governo di Roma.
E a quell'epoca, lungo la strada, ogni pochi passi era piantato un crocifisso, e da ogni crocifisso pendeva un morto."
da "Spartacus" di Howard Fast

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