La favoletta della corruzione come principale fonte di ogni male economico è oramai diventata definitivamente uno dei mezzi di maggior controllo sociale all'interno del totalitarismo neoliberista. Alla quale ben si adatta il ruolo della sfera giudiziaria, da sempre molto spesso strumento autoritario in mano al potere dominante e dal quale uso si lasciano sviare anche le menti più acute.
Dare in pasto all'opinione pubblica in maniera semplicistica alcuni soggetti sacrificabili, è opera nota e risaputa nella Storia dell'umano genere, e in fondo il potere attuale non fa certo eccezione, se non nel raffinare sempre più gli strumenti di propaganda, stimolando anche la falsa convinzione che la corruzione come causa del male, sia determinata da un'analisi oggettiva delle cose e in nessun modo soggetta ad alcuna critica, se non a quelle rozze dell'opportunismo di matrice politica.
In Brasile, per mezzo del golpe giudiziario, la farsa si è ripetuta puntualmente e quest'articolo sebbene risalente all'inizio dell'anno, al contrario, ottimamente e con accurata e chiara esposizione, mette in luce gli aspetti macroeconomici, evitati, per ovvi motivi, come la peste dalla quasi totalità dei mass media.
Manca naturalmente l'epilogo, che allora restava ancora incerto.
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